Fuga. Allegro ma non troppo. l'Istesso tempo di Arioso.l'istesso tempo della Fuga
La sonata per pianoforte n. 31 fu composta parallelamente alla successiva Op. 111 e costituisce la penultima dell'intero ciclo di Sonate per pianoforte scritto da Beethoven nel corso della sua vita.
L'Op. 110 non reca alcuna dedica, cosa abbastanza particolare viste le proporzioni del lavoro e per il fatto che, in una lettera del 1° maggio 1822 inviata all'editore Schlesinger, si legge:
Quanto alla seconda Sonata in La bemolle, ho stabilito di dedicarla a qualcuno e presto le farò avere i particolari in proposito.[1]
Ma in tutte le edizioni che furono stampate (Schlesinger, Parigi-Berlino; Steiner, Artaria, Mechetti e Cappi, Vienna; Boosey, Chappel e Clementi, Londra) non compare la dedica. Per tali motivi e per l'intenso carattere "personale" che caratterizza la sonata, alcuni sostengono che Beethoven volle implicitamente dedicarla a sé stesso.[2]
Sempre in una lettera, inviata questa volta a Franz Brentano il 12 novembre 1821, si lamentava del tempo che gli sottraevano questa e le compagne Op. 109-Op.111, arrivando a definirle addirittura dei "lavori da pagnotta" (Brotarbaiten). La loro composizione si sovrappose a quella della Messa Solenne Op. 123, alla quale dedicò anima e corpo.
Nelle intenzioni dell'autore il terzo movimento doveva avere una semplice struttura tripartita, composto dalla fuga, successivamente dall'Arioso dolente, infine, dalla ripresa della prima. In seguito però decise di anteporre l'Arioso e, quindi, un breve recitativo iniziale. Secondo le indicazioni di Alfred Brendel la struttura finale può essere suddivisa in 6 parti:[3]
* Recitativo
* Arioso dolente
* Prima Fuga
* Arioso dolente
* Inversione della Fuga
* Conclusione
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